Nel 2018, a San Marco d’Alunzio, l’artista nisseno Leonardo Cumbo, ha realizzato la scultura-panchina “Ghiaccio Rovente”, installazione facente parte della Seconda Edizione di Radica.
L’obiettivo di questo progetto, grazie alla sinergia dell’opera di Cumbo e del murales di Alberto Ruce, è stato quello di rivalutare e valorizzare quello che fino ad allora era stato solo un parcheggio, e dargli nuova vita al fine di renderlo un piccolo spazio che potesse ospitare l’arte e la cultura.
GHIACCIO ROVENTE è l’ossimoro che intitola l’opera, la quale viene alla luce per scardinare, ancora una volta, tutti gli stereotipi della nostra società col potente strumento dell’ironia e del paradosso; ciò da vita ad una struggente scultura polimaterica, in cui già i materiali e i simboli che l’autore accosta sono antitetici, ma ci sorprendono per la loro convergenza. L’opera esprime una dualità costante, ripetuta con diverse accezioni. Da una prima analisi, osserviamo l’irruenza del personaggio infuocato trasferirsi nei germogli scolpiti sul legno, mentre dalla parte opposta è la mimica glaciale di un bambino a sputare via imprudentemente la verità delle cose, bruciando il legno che gli attraversa la bocca, proprio come quando, venendo a contatto con il ghiaccio, proviamo sulla nostra pelle una sensazione di bruciore anestetizzante. Dunque, una panchina così ambivalente è in grado, quantomeno idealmente, di mettere in relazione tutte le persone che ne fruiscono, da qualunque parte decidano di sedersi.